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L'Associazione portieri scrive a TMW: "La nostra scuola è viva"
17.10.2008 16.21 di Francesco Letizia
La nostra associazione è nata nel 2002 ed attualmente conta quasi 1200 associati che operano sia a livello professionistico che dilettantistico. Siamo l'unica associazione di preparatori dei portieri in tutta Europa che cerca, ormai da 6 anni, di elevare il livello di formazione della categoria attraverso un'attività capillare di organizzazione di corsi di aggiornamento cercando di coprire l'intero territorio nazionale.
Con la presente vorrei cercare di fare chiarezza e sfatare uno dei luoghi comuni più in voga del momento che afferma che in Italia dopo Buffon non ci sono più portieri.
La risposta data con i fatti da Marco Amelia ieri sera nella gara tra la nostra nazionale ed il Montenegro dimostra come dietro al mostro "sacro" GIGI ci siano comunque altri portieri di ottima qualità. Nelle interviste del dopo partita Marco rende finalmente giusto merito alla nostra categoria e chi lo ha allenato e guidato fino ad ora nella sua carriera.
Purtroppo in Italia i portieri sono giudicati in modo superficiale e spesso "criminalizzati" per i gol che subiscono e dopo qualche mezzo errore vengono accantonati, non dando loro il tempo per crescere e maturare serenamente come avviene invece in altri paesi.
Non dimentichiamo che i portieri stranieri venuti in Italia sono spesso dotati di buone capacità fisico-coordinative, ma presentano enormi lacune tecniche. Arrivano nel nostro paese, giovanissimi, con già parecchie partite disputate nei campionati della loro nazione, dove hanno sicuramente molte meno pressioni, e riescono a maturare e fare mediamente più esperienza a livelli importanti rispetto a quelli italiani.
Le lacune tecniche, vengono poi migliorate grazie alla capacità ed alla professionalità dei nostri allenatori dei portieri che riescono così a costruire grandi interpreti del ruolo: si pensi a Frey, Dida o Doni, Handanovic, Julio Cesar.
Questi signori prima di mettere piede in campo hanno fatto almeno un paio d'anni di intenso lavoro con i nostri tecnici, che li hanno resi "presentabili" a grandi livelli.
Troppo spesso nell'analisi della crescita di un portiere questa componente viene tralasciata.
Nelle nostre serie maggiori ci sono portieri di ottimo valore ma che riescono a giocare campionati importanti solo dopo i 25 anni, si pensi a Marchetti, Mirante, Curci, Bassi.
Solo in qualche sporadico caso alcune società, che per tradizione sono più votate alla cultura dei giovani, hanno il coraggio di presentare i giovani Come Vivano, Consigli, Agliardi, Sirigu.
Per non dimenticare gli ottimi giovani portieri di buone prospettive che calcano i campi delle serie C e della Primavera che se giustamente aiutati non sfigurerebbero in campionati più importanti
Nel nostro paese la pressione mediatica e gli interessi economici in gioco sono immensi, la perdita di punti può voler dire perdita di parecchi milioni di euro, perciò sono poche le società disposte a rischiare di perdere partite per far fare esperienza ai giovani.
Come evidenziato da Massimo Taibi in un'intervista apparsa qualche giorno fa sempre sul vostro sito i problemi degli allenatori dei portieri sono enormi.
Spesso le società fanno scelte legate più a motivazioni economiche che di capacità, senza tenere presente quanto può rivelarsi importante avere nei propri quadri tecnici preparati.
Nei settori giovanili i portieri si allenano in gruppi molto numerosi e disomogenei per età, vengono messi a lavorare in spazi ridottissimi, salvo poi lamentarsi con l'allenatore quando la domenica non sanno gestire correttamente lo spazio.
Con la speranza di aver portato ulteriori spunti di riflessione anticipatamente la ringrazio per l'attenzione che ci concederà e la saluto cordialmente.