IN GIRO PER L’ITALIA ..... E NON SOLO.
PIERLUIGI BRIVIO PREPARATORE DEI PORTIERI DELLA STELLA ROSSA DI BELGRADO CI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA IN SERBIA CON LA GRANDE IMPRESA DELLA VITTORIA DEL CAMPIONATO.
Pierluigi Brivio è nato a Milano il 21 maggio del 1969. Da portiere iniziò nel settore giovanile dell’Atalanta. La sua carriera partì proprio da Bergamo nella stagione 1988-1989, poi Palazzolo, Vicenza (fu il Vicenza dei miracoli con la vittoria della Coppa Italia e la grande avventura in Coppa delle Coppe), Venezia, Genoa, Napoli, Pescara, Mantova, Monza e per ultima Pergocrema, stagione 2008-2009. La sua carriera da preparatore dei portieri iniziò a Portogruaro nel 2010, poi Monza, Albinoleffe, primavera dell’Inter, Sudtirol e da maggio 2020 fa parte dello staff di Dejan Stankovic alla Stella Rossa di Belgrado con la quale è appena diventato campione di Serbia.
Mister complimenti per questo meritato traguardo:
Grazie infinite e grazie ad Apport che mi ha “reso merito” sul sito e su tutti i suoi canali social. Fa veramente piacere, soprattutto quando si allena all’estero, in questo modo ci si sente sempre un po' a casa.
Che emozione si prova nel vincere un campionato così sentito anche per lo storico duello con il Partizan Belgrado?
È stata una grande festa veramente! Nello spogliatoio ci siamo lasciati un po’ andare con cori e balletti, a dimostrazione di un momento che rimarrà indimenticabile per me e per tutto lo staff. Il merito di tutto questo è sicuramente di Deki (nomignolo con cui viene chiamato il Mister, Dejan Stankovic), il Mister ha portato tantissimo, soprattutto dal punto di vista della mentalità dei ragazzi. È riuscito nel far crescere anche noi, come gruppo staff, è veramente un piacere collaborare ogni giorno con lui. È un campionato di medio-alto livello e vincere non è mai facile. Quando sei la Stella Rossa di Belgrado, tutti “ti vogliono fare lo scherzetto”, ogni partita può diventare una battaglia e soprattutto in trasferta hai a che fare con campi e strutture forse non all’altezza della situazione per la categoria che rappresentano. Siamo stati bravi nell’affrontare la competizione nazionale con il massimo rispetto, adeguandosi al contesto e non mollando mai di un centimetro, tutte le caratteristiche del nostro allenatore.
E ora Pierluigi?
Ora non dobbiamo mollare, abbiamo come obbiettivo il Double, sarebbe importante per la nostra Società e per i nostri tifosi portare a casa anche la Coppa di Serbia. Affronteremo nella finalissima il Partizan Belgrado, in un derby che qui vi garantisco essere particolarmente sentito. Il derby qui, può far brutti scherzi, da una carica ed un’energia che a volte va aldilà degli schemi e del campo stesso. Dobbiamo essere pronti come lo siamo stati in campionato.
Mister, tu sei l’unico italiano nello staff della Stella Rossa?
Assolutamente no. Presenti ancor prima di me il Prof Federico Pannoncini e il Match Analyst Vincenzo Sasso. Sono innanzitutto delle belle persone che mi hanno aiutato nell’inserirmi, all’interno di questa gloriosa squadra, senza nessuna difficoltà. Anche se mi sembra doveroso dire che, sia la società, sia i ragazzi stessi, fin dall’inizio mi hanno sempre fatto sentire a mio agio. Anche su questo aspetto, mi sembra giusto sottolineare il giusto approccio che ha voluto e consigliato Deki per me. Inizialmente mi ha fatto affiancare il vecchio preparatore dei portieri, per capire non solo il loro tipo di metodologia, ma soprattutto le esigenze del gruppo portieri. Questo mi ha permesso di iniziare il mio lavoro con la consapevolezza di ciò che avevo davanti e su cosa potevamo lavorare per crescere tutti insieme. Nello stesso tempo, avevamo dato maniera anche ai portieri di iniziare a capire quali potevano essere le mie esigenze su campo e non.
Raccontaci il rapporto con il tuo gruppo portieri e nello specifico con il capitano portiere, anche della nazionale canadese, Milan Borjan:
A livello generale, il rapporto con i ragazzi è molto buono, sono tutti portieri molto predisposti al lavoro e al sacrificio. Abbiamo raggiunto un buon livello ma possiamo ancora migliorare, alcuni aspetti si possono correggere, soprattutto dal punto di vista tecnico. Per me è importante che loro siano efficaci e in questo lo sono, quindi non ha senso andare a stravolgere troppo il loro modo di parare. Di Milan sono contento, ha preso coscienza di quanto sia importante la cura del fisico e da gennaio abbiamo iniziato un lavoro specifico sulla forza. Utilizziamo una macchina che si chiama Arp che lo aiuta sia nella prevenzione sia nello sviluppo della forza. È un portiere che avendo avuto diverse esperienze a livello internazionale si è plasmato e modellato cercando di prendere il meglio da ogni sua esperienza nei vari campionati. Non è un caso, ad esempio, che abbia una grande attitudine e predisposizione nel giocare con i piedi, il campionato argentino lo ha fatto migliorare tantissimo dal punto di vista podalico.
Arrivate da una buona esperienza in Europa League dove avete incontrato anche il Milan. Come hai trovato il livello della competizione europea rispetto ai tempi in cui Pierluigi Brivio difendeva la porta del Vicenza nella Coppa delle Coppe, stagione 1997/1998?
Ti direi che tutte le squadre giocano e fanno di tutto per vincere la partita, l’esempio siamo stati noi che ci abbiamo provato senza avere atteggiamenti troppo difensivisti, proponendo a mio giudizio un buon calcio. Normale che poi l’esperienza e i valori alla lunga possono pesare. In merito al paragone con l’esperienza di Vicenza ti direi che ai tempi la più forte vinceva, senza se e senza ma.
E come è cambiato il ruolo del portiere?
È stato decisamente stravolto, basti vedere la struttura fisica dei portieri. Mi dispiace però che il saper stare in porta, il saper parare, sia passato un pochino in secondo piano. A mio giudizio, la costruzione dal basso, il sapere partecipare con il resto della squadra al gioco ha tolto un po' troppo tempo al lavoro analitico e tecnico.
Come siete strutturati in merito al ruolo del portiere nel settore giovanile della Stella Rossa?
Si sta lavorando molto bene. La società Stella Rossa ha incaricato un coordinatore per la pianificazione e l’organizzazione del lavoro di tutti i preparatori dei portieri del settore giovanile. Vi garantisco che la base è molto buona, accompagnata da una cultura del lavoro difficile da trovare in altri ambienti.
Mister, quanto pensi possa essere importante a tuo giudizio in una società la figura del coordinatore?
È molto importante, soprattutto se si riesce a mantenere nel tempo una figura stabile che detta una linea senza stravolgere troppo le cose. È importante che gli obbietivi vengano condivisi da tutti i preparatori dei portieri, perché in primis dovranno essere loro a crederci; non esiste che sia il coordinatore ad ordinare e decidere gli esercizi per ognuno di loro. Successivamente, ogni preparatore dei portieri a suo modo, trasmetterà gli obbiettivi stabiliti dall’area al proprio gruppo, tenendo presente che questi rimarranno unici e collegati.
Organizzi il lavoro settimanale sull’avversario o sull’obbiettivo del portiere che alleni?
Dipende dall’avversario che s’incontra. Quando l’avversario era una squadra di vertice o quando ad esempio eravamo impegnati in Europa League, la mia settimana di lavoro era suddivisa nella prima parte dove facevo fare esercizi di forza e adattamento alla forza. Negli ultimi tre giorni di preparazione alla partita si lavorava su esercizi e situazioni inerenti all’avversario. Normale che ci possono essere poi settimane più tranquille a livello di calendario e li è giusto, secondo me, lavorare sugli obbiettivi in modo da poter far crescere tutto il gruppo portieri.
Mister, come prepari il tuo gruppo portieri alla partita dal punto di vista dell’analisi sull’avversario?
Il giorno precedente la partita vediamo i video con il resto della squadra e dello staff. Il giorno stesso poi mando nel gruppo WhatsApp che ho con i portieri, i video delle punizioni dell’avversario, calci da fermo da ogni zona di campo. Il giorno della gara, inoltro i vari rigoristi con video e caratteristiche di ognuno. Da questo punto di vista possiamo ancora migliorare, soprattutto nella mentalità e nello studio di ogni situazione.
E il post-partita, con l’analisi della prestazione del tuo portiere?
Analizzo la partita e le varie situazioni solo con il portiere che ha giocato titolare. Faccio questo da tempo perché la reputo cosa personale, per esperienza preferisco gestire la cosa in questa modalità. Normale che poi nella preseason coinvolgo tutto il gruppo portieri, proprio perché, essendo all’inizio della stagione, mi sembra ovvio dare un’idea e dei concetti a tutti.
Nonostante si dica che la nostra scuola di preparatori sia tra le migliori al mondo, come mai siamo così pochi ad allenare all’estero?
Perché la nostra è una cultura particolare, dove sembra quasi che dobbiamo e vogliamo sempre dimostrare qualcosa. Sono invece dell’idea che dobbiamo capire, una volta per tutte, che il nostro ruolo si limita nel mettersi a disposizione di uno staff e dei nostri portieri, senza dover per forza di cose dover strafare. Il nostro portiere deve essere il vero protagonista, non noi! È giusto poi evidenziare che a differenza di altri preparatori Internazionali, noi abbiamo qualche lacuna in più per l’utilizzo delle lingue, aspetto quasi fondamentale per allenare fuori dall’Italia.
Intervista di Matteo Della Bartolomea, preparatore dei portieri 1^ squadra Us Massese 1919 in collaborazione con il Presidente APPORT Claudio Rapacioli
Intervista realizzata da MATTEO DELLA BARTOLOMEA