ANGELO PAGOTTO ALLENATORE PORTIERI U.S. AVELLINO
Terza tappa del nostro viaggio in giro per l’Italia, è un piacere ospitare nella nostra sala stampa virtuale Angelo Pagotto, preparatore dei portieri dell’Avellino, squadra che sta disputando un grande campionato in Lega Pro Girone C.
Angelo nasce a Verbania il 21 novembre del 1973, è stato portiere ad ottimi livelli, Napoli, Pistoiese, Sampdoria, Milan, Empoli, Perugia, Reggiana, Triestina, Arezzo, Torino, Grosseto, Crotone, tutte le sue squadre.
Nel biennio 1994 – 1996 fu il portiere titolare (in panchina un certo Gianluigi Buffon) della Nazionale Under 21 di Cesare Maldini con cui vinse il titolo Europeo; nella finale contro la Spagna fu decisivo parando i rigori calciati da Raul e De la Pena.
Mister facciamo una chiacchierata a 360°, partendo dalle tue esperienze da portiere (e che portiere!), alla decisione di iniziare un percorso da allenatore dei portieri, sei pronto?
Per quel che riguarda il Pagotto portiere, normale che il cuore mi porti a ricordare fin da subito l’Europeo vinto con gli Azzurri, quei due penalty neutralizzati nella finale.
A proposito di rigori, ho vinto sei campionati, pensate, cinque addirittura ai rigori (compresi spareggi e finali play off); ricordo con piacere anche i due tiri dagli undici metri parati in un solo match, ai tempi che difendevo la porta dell’Arezzo in serie C.
Alcune scelte sbagliate, come quella di arrivare al Milan troppo presto, avevo ancora bisogno di esperienza; l’anno prima ebbi la forza di rifiutare la chiamata di Moggi alla Juve, quell’anno invece, consigliato male dal procuratore, accettai la proposta dei rossoneri.
Ho alternato ottime prestazioni ad errori decisivi, come quello contro la Sampdoria, mi persi un po', per rendere come sapevo avevo bisogno di ambienti famigliari come lo sono stati Pistoia e Genova.
L’anno successivo il Milan mi diede in prestito all’Empoli, ma già ad ottobre fui ceduto al Perugia dove ottenemmo una stupenda promozione in serie A.
Poi la prima parentesi negativa nella mia vita calcistica, era il gennaio del 2000, venni accusato ingiustamente e squalificato per due anni per essere risultato positivo all’antidoping dopo un Fiorentina– Perugia giocata nel novembre del 1999.
Venni licenziato in tronco per giusta causa dal Perugia, ma nel 2005 quando ero tornato a giocare già da un po' (Triestina, Arezzo e Torino) ci fu la richiesta di archiviazione del procedimento penale per sospetto scambio di provette, questo a dimostrazione che ero innocente.
Mi sono sempre preso le mie responsabilità pagandole a caro prezzo, vedi nell’anno 2007 a Crotone, un giro di amicizie sbagliato e ho compromesso definitivamente la mia carriera da calciatore professionista, questa volta si che avevo commesso un grave errore.
Risultai positivo al doping dopo un Crotone–Spezia di serie B e fui squalificato per otto anni; furono anni bui, quando la squalifica era quasi terminata, grazie alla chiamata dell’allora presidente della Sanremese, iniziai ad allenare i portieri del settore giovanile e della prima squadra. Vincemmo il campionato di eccellenza, il giorno della festa mentre ero in campo a festeggiare con i miei portieri mi fotografarono; da lì ripresi sei mesi di squalifica e il mio presidente addirittura un anno.
A questo punto decisi di mollare con il calcio, la motivazione era per me più che valida: “Le persone che provavano a darmi una mano venivano punite e sanzionate” e questa cosa mi faceva star male.
Negli anni successivi una parentesi lavorativa in Germania e poi il rientro in Italia, a Prato, dove ho iniziato a fare il magazziniere in un’azienda tessile e soprattutto ritorno ad allenare i portieri, settore giovanile della Us Settignanese, saranno tre anni stupendi.
Poi a marzo del 2019 decisi di rimettermi in gioco, la chiamata della Lucchese; stavano fallendo, non c’era neanche un centesimo, ma percepivo il bisogno di provare a reinvestire su me stesso, sentivo che il calcio e i portieri potevano tornare ad essere la mia professione, la mia vita. E per chiudere eccoci al mio presente, un amico come Leonardo Giusti (colui che mi aveva voluto a Pistoia da giocatore) mi ha dato la possibilità grazie a Salvatore Di Somma di essere il preparatore dei portieri dell’Us Avellino e di questo ne sono veramente felice.
Pensi di essere più in credito o in debito con il mondo del calcio?
In credito, decisamente. Come già detto in precedenza, ho pagato per errori che ho commesso ed ho coscientemente ammesso, ma anche per quelli che non ho assolutamente compiuto; però nessuno mi potrà restituire né il tempo né la dignità del periodo in cui venni condannato non solo sportivamente ma pubblicamente.
Angelo, in merito a ciò che ci hai raccontato, soprattutto sugli errori fatti, se tu fossi il preparatore dei portieri di “quel Pagotto” cosa proveresti a fare per allontanarlo dalle scelte errate fatte non solo di campo ma anche di vita:
Quello che faccio ora con i miei portieri, creare un rapporto di rispetto. Fin dal ritiro estivo cerco di capire le caratteristiche umane dei miei ragazzi, il loro “mondo”.
Non dico che per forza di cose vada creata un’amicizia vera e propria tra le parti ma ciò che è fondamentale per me è trasmettergli la consapevolezza che da quel momento non saranno più soli ma potranno sempre contare su di me.
L’abbraccio che do ai miei portieri, prima di entrare in campo, rappresenta al meglio tutto ciò che ti ho spiegato ora.
Come mentalità, sono molto più vicino al portiere attuale che non a quello della mia “era”.
Nello specifico del nostro ruolo, dal lavoro dei preparatori che hai avuto, tra Nazionale, Serie A, Serie B e Lega Pro, cosa hai fatto tuo? In quale ambito di allenamento o preparazione invece ti potresti definire innovativo?
Ho cercato di prendere il meglio da ognuno di loro, ho avuto dei maestri nella figura come il grande Pietro Battara.
(Premiato da Apport con il premio alla carriera nel 2010 con la motivazione “PER ESSERE STATO IL PRIMO A CREARE UNA FIGURA SPECIFICA DEDICATA ALL’ALLENAMENTO DEI PORTIERI E CON IL MERITO DI AVER CREATO A BOLOGNA UNA FUCINA DI GIOVANI PORTIERI CHE SI SONO POI ESPRESSI AD ALTISSIMI LIVELLI”) N.d.c.
C’è da dire che il calcio si è evoluto tantissimo, il ruolo del portiere è stato stravolto, di conseguenza le metodologie sono cambiate e ognuno di noi ha messo poi del suo per essere innovativo.
Innanzitutto, per quel che mi riguarda, ritengo molto importante il lavoro integrato con mister Braglia, prepariamo la settimana anche in base all’avversario che s’incontra e da lì nello specifico del mio lavoro mi piace spiegare ai ragazzi il perché di quell’esercizio su quella particolare situazione.
Mi definisco un allenatore a cui piace parlare e discutere con il proprio gruppo di lavoro; non sono un decisionista, tutto il contrario, sono convinto che i ragazzi debbano essere guidati alla soluzione senza che gli venga trasmessa la stessa a prescindere.
Sotto l’aspetto fisico mi piace lavorare molto, utilizzando tutti i tipi di forza, viene tutto programmato in base al periodo, al calendario etc.
Mister, è vero che dopo i primi allenamenti con Forte e Pane, confidandoti con il resto dello Staff dell’Avellino, avevi già capito e segnalato quanto erano “fuori categoria”?
Fin dall’inizio ho capito il valore di Francesco e Pasquale, mi sono bastate poche sedute di allenamento in ritiro per prendere coscienza del potenziale che possedevano entrambi.
Forte ha qualità fisiche eccezionali, una reattività impressionante; Pane, nella partita di Catanzaro ha dimostrato quanto possa essere importante e decisivo per l’Avellino, chiamato in causa solo due minuti prima dell’entrata in campo ha sfoderato una prestazione delle sue.
Ci tengo a ricordare, che con l’infortunio occorso a Forte, a fine ottobre, la società decise di tesserare Leoni; anche di Riccardo classe 1998, ne sentirete parlare, ne sono convinto.
FRANCESCO FORTE | PASQUALE PANE | RICCARDO LEONI |
Siamo già a 15 clean sheet, direi che vi siete già guadagnati un posto di rilievo all’interno dell’élite del calcio avellinese; dove volete arrivare Angelo, sia come obbiettivo del gruppo di lavoro portieri sia come obbiettivo di squadra?
Gli obbiettivi viaggiano di pari passo, veniamo da un buon periodo di forma, normale che si voglia sempre cercare di migliorare nonostante ciò che di buono stiamo già facendo.
Il girone C di Lega Pro di quest’anno è molto simile ad una serie B; sono presenti squadre blasonate e piazze importanti come Bari e Catania, una realtà come la Ternana, attrezzatissima sotto ogni punto di vista per il salto di categoria.
Entrando nello specifico della domanda, sono convinto che non aver preso goal per 15 partite, sia stato d’aiuto, non solo per la classifica ma anche per la tranquillità, la massima serenità e l'autostima nel lavoro durante la settimana, di conseguenza il goal del Monopoli di ieri al 93’ (rete che interrompe l’imbattibilità a 688 minuti) non deve assolutamente intaccare il nostro splendido cammino.
Hai la possibilità di ringraziare qualcuno, facci almeno due nomi:
Senza ombra di dubbio Carolina, mia moglie, la persona che mi conosce meglio di tutti; devo soprattutto a lei se sono diventato quello che sono ora.
Ci tengo poi a ringraziare il direttore Salvatore Di Somma, è stato lui che mi ha portato in questa piazza stupenda, Avellino. Mi dà la possibilità di esprimere al meglio il mio lavoro; non dimenticherò mai la sua prima telefonata, stavo guidando un furgone per lavoro e mi lasciò senza parole.
Siamo ai saluti Mister, è stato veramente un piacere interloquire con te su tutti i risvolti della tua carriera da giocatore e da quella che ha appena avuto inizio da allenatore dei portieri. Come Associazione ti facciamo un grande in bocca al lupo (è l’augurio più azzeccato da fare ad un avellinese visto lo stemma della Società) per il tuo percorso e sarà sicuramente un arrivederci, magari in serie A.
Sarebbe un sogno ritrovarvi in serie A, magari con i colori dell’Avellino, chissà ...intanto lasciatemi ringraziare Apport per la possibilità che mi ha dato; il piacere è stato tutto mio, nel raccontare chi è veramente Angelo Pagotto e tutto ciò che ho dovuto affrontare per essere di nuovo qui. Un abbraccio a tutti.
Intervista realizzata da MATTEO DELLA BARTOLOMEA